PUBBLICAZIONI ED ARTICOLI

L’universo maschile: fra piaceri e pregiudizi

Per centinaia di anni, la società ha influenzato gli uomini e donne imponendo loro, in modo diretto o indiretto, norme comportamentali su come agire e relazionarsi fra loro e nei contesti sociali. In particolare la coppia, ovvero quella particolare entità relazionale caratterizzata da scambi profondi, progettualità e intimità, è stata normata secondo dei modelli che rimandano al genere e al ruolo. In particolare negli uomini alcune di queste condizioni, che hanno determinato e determinano i comportamenti, sono state positive perché hanno favorito lo sviluppo di alcune virtù come il coraggio, il rispetto e l’onore. Altre, tuttavia, possono aver condotto ad effetti in certi casi dannosi, in altri critici per la personalità, le idee su sé stessi e il mondo. Un esempio fra tutti è l’idea che gli uomini non dovrebbero mostrare alcuna emozione, dovrebbero essere in grado di gestire tutto in maniera autonoma e, soprattutto, essere veri esperti del sesso e all’altezza di tutte le aspettative, sempre performanti. Fortunatamente, l’universo maschile è molto più articolato di quanto gli stereotipi sociali e di genere ci vogliano rappresentare. Nonostante la quantità enorme di informazioni che riceviamo ogni giorno sugli argomenti legati alla sfera della sessualità sembra che questo universo non sia poi così bene conosciuto e questo vale sia per le donne che per gli uomini stessi. Ecco perché in questo articolo vuole analizzare 11 curiosità fra piaceri e pregiudizi legati all’universo maschile: 1. Anche gli uomini possono fingere orgasmi Esatto! Non sono solo le donne ad essere in grado di far finta di raggiungere l’orgasmo! Fa parte degli esseri umani cercare di corrispondere alle aspettative dell’altro, chiunque esso sia. Dopo tutto le donne non staranno sempre a controllare, vero? Soprattutto quando a togliere il preservativo ci pensa lui: è abbastanza semplice far finta di aver concluso il rapporto in modo soddisfacente. Di fatto non è detto che il soddisfacimento non sia stato raggiunto, e anche qui sfatiamo il mito che il piacere debba sempre essere connesso all’orgasmo e all’eiaculazione. I motivi per cui gli uomini fingono un orgasmo sono fondamentalmente gli stessi di quelli delle donne: si può essere stanchi o semplicemente non è detto che sia sempre la migliore giornata. Può accadere che si desideri l’incontro erotico ma che non si abbia voglia di concluderlo. O magari, fra i tanti motivi di carattere psicologico che possono intervenire in questa casistica, a volte un semplice desiderio di concludere in fretta per passare ad altro, senza tuttavia frustrare il partner, può essere il motivo più ovvio e semplice. 2. Gli uomini godono anche con il piacere anale Pochi lo ammettono, ma la regione anale è molto sensibile e una potenziale fonte di piacere sessuale. I fisiologi dimostrano che la recettorialità anale è la stessa sia nelle donne che negli uomini. Non tutti permetteranno o vorranno essere toccati o penetrati, ma molti potrebbero trovarlo piacevole se solo vengono lasciati andare modelli e pregiudizi. E, anche se può apparire scontato ripeterlo, questo tipo di gusto erotico, non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale o con un ruolo “passivo” nella sessualità! Non sono solo gli uomini a porsi dubbi sul loro orientamento o sull’adeguatezza di questa, sono anche le partner (nel caso si parli di relazioni eterosessuali) che a volte si interrogano sulla mascolinità del proprio compagno, sulla sua vera indole o...

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IL COUNSELLING DI COPPIA: UN MODELLO DI RELAZIONE CENTRATA SUL CLIENTE

Il counselling di coppia: un modello di relazione centrato sul cliente   “La maggior parte degli errori che faccio nelle relazioni interpersonali, la maggior parte dei nostri fallimenti, si possono spiegare col fatto che, per qualche motivo di difesa, ci siamo comportati in un modo, mentre in realtà sentivamo in un modo del tutto diverso.” Carl Rogers Il couselling di coppia è un percorso che porta ad una maggiore consapevolezza di ciò che origina e muove le dinamiche di conflitto, di stallo e di crisi all’interno della coppia. E’ un percorso di semplicità e presenza che sempre più persone scelgono di fare per dare una diversa speranza alla coppia e a se stessi. La parola counseling deriva dal verbo inglese to counsel, che risale a sua volta dal verbo latino consulo-ĕre, traducibile con “prestare aiuto”. Il verbo latino rimanda al concetto del sostegno con una accezione specifica, quella del farlo assieme: con (“assieme a”) e solĕre (“alzare”, “sollevare”). “Con-solere” è l’intenzione di prestare aiuto perché il cliente sviluppi o recuperi la capacità persa di auto sostenersi, di sollevarsi dalla sua condizione di difficoltà partendo dai propri talenti, dalle proprie abilità potenziali inespresse. Nel 1951 la parola counseling viene usata per la prima volta da Carl R. Rogers per indicare una relazione nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità. Il consellor è quindi colui che non spoglia il cliente delle sue qualità individuali, non rende le sue manifestazioni caratteriali patologiche e non lo medicalizza, ma collabora assieme a lui affinché, assieme, si possa pervenire ad uno stato di benessere maggiore. Il counsellor di coppia è il professionista esperto nelle dinamiche che si sviluppano attorno al grande tema della relazione affettiva coniugale e matrimoniale. La coppia, soprattutto in questi nostri tempi moderni, subdolamente individualistici, rimane uno dei il nostri più grande bisogno ed uno dei capitoli che danno senso al libro della nostra esperienza.   Per leggere tutto l’articolo:...

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LA STERILITA’ PSICOGENA: ACCOGLIERE IL CAMBIAMENTO PER CRESCERE INSIEME

La sterilità psicogena: accogliere il cambiamento per crescere assieme Ci sono più cose nella vita di ogni uomo di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa. James Hillman Per molte coppie l’idea di trovare una nuova dimensione affettiva e relazionale nell’esperienza della genitorialità può essere stimolante ed edificante. La coppia, che si appresta a diventare famiglia, anche senza rendersene conto, lascia spazio a vecchi modelli per accoglierne di nuovi: ci si predispone con gioia, trepidazione, a volte anche con un po’ di sano timore, nella ricerca di una gravidanza che implicitamente viene ricoperta di moltissimi significati. Per uomo e donna essere genitori vuol dire attestare il cambio di un ruolo sociale, predisporsi davanti ad altre famiglie con una veste differente, accettare nuove interazioni ed anche lasciandone andare di vecchie. La famiglia felice, quella vacanza al mare assieme ad altre famiglie, la possibilità di allattare, di insegnare la vita, quella casa con il giardino sognata con un po’ di pudore, quell’idea di sentirsi più completi, più uomini e più donne, più giusti, più in linea con qualcosa di inspiegabile, rimbomba nella fantasie dei futuri genitori. E’ un cambiamento epocale soprattutto, in una società come la nostra in cui sembra necessario (e di fatto lo è), per essere ritenuti famiglie a tutti gli effetti, avere figli ed avere un progetto che li riguardi. Ma quando un figlio non arriva che cosa succede? Che cosa accade quando le aspettative riempite si svuotano di colpo, quando la natura sembra non voler fare il suo corso, quando il ventre non si arrotonda come dovrebbe, quando fare l’amore diventa una forzatura, un protocollo da seguire nei giorni pari della settimana? Quando il periodo fertile viene vissuto come àncora di salvezza a cui aggrapparsi, quando i significati della sessualità vengono soppiantati da bisogni di altra natura, quando essere famiglia è un compito che bisogna portare a termine? Per alcune coppie la ricerca della gravidanza può risultare più difficoltosa del previsto, e più il tempo passa, più gli insuccessi aumentano, più le frustrazioni, ansia, stress diventano ingestibili. La rabbia diventa la compagna delle proprie giornate, i dubbi, i “perché?” sono martellanti sussurri nel silenzio dell’insonnia. Solitamente dopo vari fallimenti, e dopo aver digerito un po’ di timori, la coppia si rivolge ad un clinico, frequentemente al medico di base, che poi propone suggerimenti sulle visite di elezione. Le analisi mirate vengono di norma prescritte dopo che le prove di gravidanza si reiterano per più di 12 mesi, dopo di che si può iniziare a parlare di infertilità. Questo termine fa riferimento alla mancanza di concepimento dopo tentativi che si prolungano da più di un anno; è sottinteso, ma è sempre meglio ripeterlo che questo periodo va conteggiato da quando si iniziano ad avere dei rapporti non protetti e finalizzati alla gravidanza. Quando le indagini e gli esami specifici non mettono in luce nessuna problematica medica, allora si parla di un particolare tipo di sterilità, quella psicogena. L’aggettivo “psicogeno” sottolinea la natura non fisiologica di questa problematica che, è ormai assodato, ha le sue radici nella psiche della coppia che ne è coinvolta. Ma quali possono essere le cause alla base di evento? Sempre più clinici sono concordi che questo tipo di sterilità sia in grande aumento e che nell’ultimo decennio siano molto incrementati i casi...

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IMPATTO SESSUOLOGICO DEGLI INCURVAMENTI PENIENI LEGATI ALLA MALATTIA DI LA PEYRONIE

di Trombetta C.; Chiriacò G.; Sandri F. Ambulatorio di Andrologia Clinica Urologica di Trieste Università degli Studi di Trieste   La malattia di La Peyronie è stata descritta clinicamente, per la prima volta, da Francois De La Peyronie, un chirurgo dell’esercizio al servizio della Corte del Re di Francia, nel 1743. La malattia che prese il suo nome è conosciuta anche come Induratio Penis Plastica (IPP) e si caratterizza per una fibrosi, ovvero, la formazione di tessuto cicatriziale poco elastico e spesso, circoscritta alla tunica albugine, che è uno degli strati sottostanti alla cute che riveste interamente l’asta del pene. L’area fibrotica viene definita genericamente placca e causa una limitazione, durante l’erezione, dell’elasticità della porzione di pene ove essa è localizzata. Durante l’inturgidimento del pene, la diversa struttura del tessuto della tunica albugine, che in questa parte è meno elastica, determina una curvatura, pià o meno accentuata, verso il lato interessato dalla lesione. Pubblicato su www.vitaincoppia.it    [ leggi tutto...

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IL VAGINISMO: DAI SIGNIFICATI SIMBOLICI ALLA TERAPIA

Durante il rapporto sessuale fra uomo e donna il corpo della donna dovrebbe predisporsi all’atto rilassando alcune zone. Ma a volte problemi psicologici possono interferire generando dolore. Durante il rapporto sessuale fra uomo e donna si manifestano delle modificazioni che, oltre a coinvolgere emotivamente e psichicamente i partner, riguardano anche l’ambito più strettamente genitale. In particolare nella donna normalmente la muscolatura perineale, cioè quella corrispondente al pavimento pelvico, e la muscolatura perivaginale sono coerenti alla fase eccitatori determinando un rilassamento dei tessuti che ha la funzione di predisporre il lume vaginale all’accoglimento del pene. Pubblicato su www.vitaincoppia.it    [ leggi tutto...

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FIORI DI BACH: UN UTILE SUPPORTO NEL DEFICIT DELL’EREZIONE

Il lavoro con i fiori di Bach permette di intervenire in modo mirato e sensibile su queste problematiche fornendo un supporto che non va solo sul sintomo ma che modifica in profondità la matrice originale su cui si poggia la complessa esperienza della sessualità. “L’amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande” Woody Allen L’amore nella sua espressione sessuata è il punto e la misura di ogni esperienza di vita; l’incontro amoroso ci costringe ad entrare in contatto con l’altro e implicitamente, attraverso la sua presenza, a relazionarci con le profondità del nostro essere individui dotati di sessualità, desideri, espressioni emotive. Il corpo è il mezzo attraverso cui si manifestano grandi e piccoli eventi della nostra interiorità. I rossori, i brividi, gli imbarazzi, l’eccitazione, sembrano essere alcuni dei segnali impliciti che la nostra vita interiore manifesta nell’incontro e nella relazione. Pubblicato su www.vitaincoppia.it    [ leggi tutto...

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LA COPPIA DOPO LA NASCITA DEL PRIMO FIGLIO

Implicazioni emotive e sessuologiche La nascita di un figlio apre un nuovo capitolo della storia della coppia. Dalla notizia effettiva della gravidanza sino a quando il bambino viene alla luce molte madri e soprattutto molti padri vivono in un’attesa irrealistica, come se in fondo nessuno dei due fosse davvero cosciente di ciò che sta per accadere. Donne e uomini descrivono questo periodo che va all’incirca dai due ai sei mesi della gravidanza come “uno stato di galleggiamento”, “una sospensione”. Vivere in questa bolla, è un momento fisiologico per la transizione dalla coppia a due alla coppia genitoriale, ed è anche una modalità funzionale per la gestione di emozioni che in questo periodo sono particolarmente abbondantii e conflittuali: ogni partner sperimenta in rapida sequenza gioia, tristezza, estasi, tensione, paura, dubbio, tremidazione, stanchezza psichica ma anche fisica. Pubblicato su www.vitaincoppia.it    [ leggi tutto...

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IL SADISMO

Il termine “sadismo” eredita la sua origine da Donatien Alphonse François de Sade, meglio conosciuto come Marchese de Sade, un aristocratico che a cavallo fra settecento e ottocento fu autore di svariati testi erotici e saggi in cui si dava lustro alla figura del torturatore, alla sua morale e filosofia di vita. Nei libri dell’autore le azioni sadiche venivano innalzate a gesta di alto valore scientifico (anche in una ottica di sperimentazione speculativo-razionale); nella trattazione veniva celebrata ogni sorta di esperienza volta ad infliggere sofferenza, rifiutando le limitazioni poste dalla legge e individuando come unico obiettivo il perseguimento e l’accrescimento del proprio piacere erotico (E. Balsemao Pires 2008). “Sadismo” nel DSM IV configura tutte le condotte in cui un soggetto ricava eccitazione sessuale e piacere dalla sofferenza non solo fisica ma anche psicologica della vittima. I comportamenti sadici possono includere svariate pratiche di manipolazione della libertà e del confine psicofisico della vittima. Così come non c’è limite alla fantasia non c’è neppure limite nell’immaginare azioni volte a strutturare forme di sofferenza a maggiore livello di complessità: più comuni sono l’imprigionamento, la fustigazione, le percosse, le tortura fisica ma soprattutto psicologica. La persona sadica può giungere anche fino anche all’uccisione della vittima. L’apice del piacere per il sadico tuttavia non deriva tanto dal contemplare la sofferenza quanto dalla certezza dell’innocenza della vittima stessa. Il sadico si erge a giudice in grado di imporre la sua volontà all’altro sotto forma di “pena soggettivamente giusta”. Ben più che le grida di sofferenza della vittima al sadico interessano le sue proteste di innocenza, le implorazioni di perdono (Clavreul 1976), le rimostranze, i tentativi vani nel convincerlo a desistere, a cessare la tortura o a non portare a compimento le paventate azioni violente. Tutto quello a cui la vittima si aggrappa viene strappato e rigettato in un meccanismo che contempla l’empatia solo come minaccia, unica forma di annichilimento dell’eccitazione. In molti sadici si ritrova una forma di distacco emotivo dalla vittima che ha il fine di accrescere il dislivello fra i due; la vittima, rendendosi conto della sua impotenza determina una eccitazione ulteriore da parte del sadico e un rinforzo della sua percezione di controllo. Il sadico, soprattutto quando si tratta di sadismo estremo, si può collocare al di fuori della legge del SSC (sano sicuro e consensuale, tipica delle relazioni BDSM). Le sue azioni possono spingersi fino a rinunciare al consenso della vittima o addirittura, nei casi di sadismo patologico, fino a oltrepassare i limiti della legalità rendendosi responsabile di atti lesivi dell’integrità psicofisica o addirittura della vita di colui o colei sul quale agisce. Il sadico non infrange la legge così come la infrange un ladro, ad esempio per riuscire a campare: il torturatore gode perché interpreta sadicamente la legge (S. Benvenuto 2006). L’età di esordio della attività sadiche sembra essere variabile, tuttavia si possono avere le prime avvisaglie di questa perversione già in alcune manifestazioni pre-adolescenziali sotto forma di fantasie o di atti di sadismo nei confronti di oggetti, piante, animali. In alcuni casi sono state documentate delle mutilazioni su bambole che, pur non essendo imputabili come crimini, possono rappresentare la prima indicazione di fantasia violenta. Inoltre la gravità degli atti sadici ha un incremento nel tempo proporzionale al livello di crescita del soggetto, al suo sentirsi potente e in grado...

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L’ESIBIZIONISMO

Una lettura clinica della perversione “[…] morire è solo non essere visto”, Fernando Pessoa L’esibizionismo è la parafilia per la quale il soggetto, solitamente di sesso maschile, prova piacere nel mostrare proprie parti intime o i genitali ad uno o più estranei ignari, siano essi adulti o bambini; talvolta questa esposizione può essere accompagnata anche dalla masturbazione (Colombo 2001). Il soggetto può essere consapevole del suo bisogno di sorprendere, scandalizzare o impressionare lo spettatore involontario tuttavia vive la necessità stringente di mostrarsi e di beneficiare dell’effetto che farà sulla vittima. L’esibizionista in termini psicopatologici, non è una persona che prova piacere nell’essere guardato volontariamente, ma desidera imporre le proprie condizioni, le proprie regole alla vittima designata. In questi tratti si legge l’odio e la prevaricazione che, secondo Stoller (1985), si manifesterebbe attraverso la disumanizzazione della volontà dell’altro. Chi è vittima di una azione parafilica subisce una imposizione, un atto violento nella misura in cui non è ricercato, scelto o voluto; la persona non è più individuo ma viene considerato un mero oggetto verso cui proiettare degli impulsi: l’altro è reso una “cosa”. L’età di esordio di questa parafilia è all’incirca intorno ai 18 anni, tuttavia si possono trovare già in potenza le radici di questa perversione in alcuni sogni, nelle fantasie, in alcuni atti parziali intrapresi a scuola o in alcuni contesti di socializzazione in cui l’adolescente immagina come sarebbe imporre la sua volontà esibizionistica a persone estranee. Lo sviluppo e le manifestazioni più franche avvengono con l’età adulta e tendono ad avere una fase di deflessione dopo i 40 anni. Questi indici, tuttavia, devono essere letti alla luce di una letteratura che non è ancora in grado di darci dati certi in merito alla genesi e allo sviluppo di questi disturbi (Boccadoro e Carutti 2009). Perché si possa tracciare una diagnosi di esibizionismo, è necessario che questa patologia si manifesti per almeno sei mesi e che le fantasie, gli impulsi ed i comportamenti ad esso associati causino un significativo disagio nella persona, tale da compromettere alcune aree importanti della sua vita sociale e lavorativa (Invernizzi 2000). In ambito clinico si riscontra una significativa comorbidità di questa parafilia con altri disturbi della stessa sfera: da uno studio condotto da Abel e Rouleau (1990) emerse che circa il 25% dei pazienti parafilici avevano avuto almeno un episodio di esibizionismo. Da questo dato si potrebbe ipotizzare che l’esibizionismo, per alcuni suoi caratteri specifici (quali la distanza fra vittima e aggressore, il coinvolgimento parziale, la possibilità di fuga) sia una prima modalità di espressione ed esplorazione di disagio parafilico. L’esibizionismo appartiene alle perversioni coercitive (ovvero che vengono agite senza il consenso dell’altro) e che non prevedono contatto; come nel voyeurismo, la persona esprime la sua carica sadica mettendo la vittima nelle condizioni di sottostare alla sua violenza a distanza. Questa perversione può essere enumerata fra le condotte devianti che impegnano il canale visivo: tutto si gioca in una dinamica fra chi espone e chi è obbligato a vedere. Vittima e soggetto parafilico vengono legate nel gioco perverso in cui il piacere dell’uno diventa abuso dell’altro. Solitamente queste azioni, che avvengono in contesti aperti quali parchi, centri commerciali, zone pubbliche, non terminano con un contatto diretto fra esibizionista e vittima. Egli mantiene sempre uno spazio fra sé e l’altro, un limite che gli consente...

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